La risonanza

Tratto da "Riflessioni per l'anima" di Bert Hellinger

Risonanza significa rispondere a un'altra persona, a un avvenimento e a un compito con lo stesso slancio che proviene da essi. Ciò consente a ciò che da essi proviene di agire dentro di me. Può cambiare qualcosa in me, mi può ammonire riguardo a idee o azioni che mi allontanano da me stesso invece che avvicinarmi, che mi danno il coraggio di fare ciò che maggiormente corrisponde a essi e a me stesso.
Il contrario della risonanza è la dissonanza. Così come la dissonanza nella musica è sgradevole e dolorosa per le orecchie e l'anima, perfino per il nostro benessere fisico, lo stesso accade quando siamo in dissonanza con un'altra persona o con particolari circostanze o con il nostro corpo e la nostra anima o con ciò che deve essere fatto. Ci sentiamo male, diventiamo inquieti, forse anche confusi e ci allontaniamo dal nostro centro.

La risonanza inizia ascoltando i segnali del corpo, i segnali dei singoli organi, di ogni muscolo e di ciascuna articolazione. Siamo in dissonanza con essi quando proviamo dolore o siamo malati, tranne quando è giunto il momento del commiato e siamo in risonanza anche con il dolore, la malattia o le debolezze. In questo caso diventano più sopportabili.
Spesso però non possiamo guardare solo i nostri organi, muscoli e articolazione in quanto forse sono in risonanza con altre persone - alcune di loro già morte da tempo -, con cui noi stessi siamo in dissonanza, che forse abbiamo dimenticato o rifiutato o nei confronti dei quali noi o i membri della nostra famiglia ci siamo resi colpevoli. Per questo, la risonanza con gli organi del nostro corpo inizia quando siamo in risonanza con queste persone che, come gli organi stessi, ci appartengono e sono indispensabili alla nostra salute e al nostro benessere.

Di tali persone fanno parte principalmente nostra madre, nostro padre, i fratelli e le sorelle e i nostri antenati. Ne fanno parte anche molti altri che abbiamo incontrato e ci hanno dato qualcosa di essenziale, senza che ce ne siamo accorti e li abbiamo ringraziati o che si sono resi colpevoli nei nostri confronti e noi nei loro e con i quali forse siamo ancora arrabbiati.
Essere in risonanza con loro significa innanzi tutto accettare con gratitudine ciò che di buono ci hanno donato. Il buono non è sempre piacevole. Talvolta è anche una sfida, che ci impone un cambio di mentalità, ci obbliga a lasciare qualcosa e a crescere. Se le persone che incontriamo non sono nostri amici, certamente sono i nostri insegnanti, talvolta molto severi, se ci esponiamo a essi con coraggio.
Essere in risonanza con loro può anche significare non avanzare più richieste nei loro confronti o abbandonare qualsiasi aspettativa che li lega a noi e impedisce loro di accomiatarsi.

Soprattutto però dobbiamo essere in risonanza con il nostro destino, qualunque esso sia. Se assecondiamo il destino cosi com'è, in armonia con il destino dei tanti a cui siamo legati, nasce un suono pieno con molte voci diverse, come quando da una torre alta risuona a lungo una grande campana. Il nostro corpo e ciascuna delle sue cellule oscillano in profonda armonia con questo tono pieno - come anche la nostra anima.
La risonanza richiede innanzitutto di dimenticare se stessi e di assecondare una voce e un movimento interiori. Essa ci parla sia attraverso il corpo che mediante l'anima. Corpo e anima parlano spesso con la stessa voce.

Se siamo in risonanza, ascoltiamo anche le voci interiori degli altri, della natura e delle cose, dovunque li incontriamo, anche quando ci si oppongono. E proprio allora che parlano a voce particolarmente alta.
Siamo in risonanza con il cosmo e con ciò che agisce come un tutt'uno dietro a questo mondo, se ci fermiamo di fronte ad esso pieni di meraviglia e ci lasciamo guidare da queste forze, che vanno molto al di là delle nostre conoscenze o dei nostri desideri.

La risonanza è religiosa.

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